ARRIVA VEDOZERO, IL PRIMO BLOG-MOVIE TUTTO ITALIANO CHE ANTICIPA IL PROGETTO DI RIDLEY SCOTT


Le periferie milanesi VS lo star system hollywoodiano:

Vedozero è il primo film fatto solo con i cellulari da 70 adolescenti, realizzato un anno prima di Life in a Day

70 ragazzi, altrettanti telefoni cellulari, 4 mila minuti di girato, 6 mesi di riprese e altrettanti per il montaggio. La quotidianità degli adolescenti italiani entra in un film a più voci che, partendo dalle periferie milanesi, diventa una sorta di “diario digitale” ai tempi di Facebook e YouTube, che anticipa di fatto il progetto lanciato da Ridley Scott “Life in a Day”, che prenderà vita domani.

Si chiama Vedozero ed è il primo blog-movie italiano ad andare sul grande schermo. Scritto dal regista Andrea Caccia, prodotto da Massimo Schiavon, Emanuele Cerri e Emilo Giliberti per Roadmovie con il contributo della Provincia di Milano, il film è un mosaico di momenti di vita, intimi e collettivi, raccontati giorno per giorno, della generazione blog. Il tutto attraverso l’occhio digitale del cellulare, anzi di 70 cellulari.

Un progetto quanto mai attuale e che arriva con largo anticipo nelle sale cinematografiche rispetto all’appello lanciato alla community globale da due grandi nomi come Ridley Scott e Kevin Macdonald per dar vita a Life in a Day, il primo film-esperimento che raccoglierà i frammenti più interessanti prodotti su YouTube proprio domani 24 luglio.

Presentato in anteprima alcuni mesi fa al Martini Premiere Awards, Vedozero ha ricevuto il Premio della Critica come miglior film innovativo, anticipando di oltre un anno il progetto del regista di Blade Runner. “Vedozero – spiega Vincenzo Cerami – è proprio quel genere di film che ho sempre pensato che prima o poi qualcuno avrebbe fatto. E che chi l’avesse fatto per primo, sarebbe entrato nella storia del cinema”.

Il film, che uscirà il 17 settembre a Milano e in altre città italiane nasce da un progetto di Andrea Caccia, regista di documentari creativi e insegnante di linguaggio cinematografico, che dopo aver lavorato per anni a contatto con gli studenti dei licei dell’hinterland milanese, ha voluto coinvolgere in prima persona i ragazzi per realizzare un’impresa davvero innovativa. Un progetto del tutto inedito, che a causa del pregiudizio rispetto all’uso dei telefonini all’interno delle scuole, rischiava di infrangersi di fronte ai rifiuti di centinaia di istituti contattati. Alla fine sono state alcune scuole di Monza, Vimercate e Rho a raccogliere la sfida.

Il primo passo è stato quello di insegnare ai ragazzi le basi del linguaggio cinematografico: le inquadrature, i piani sequenza, il montaggio. Ne è nato un progetto che ha visto mano a mano i ragazzi acquisire consapevolezza della piccola telecamera che tutti portano in tasca: una sorta di lezione di cinema sul campo, un passaggio dal banale voyerismo che popola Youtube di video sgangherati e inutili a una dimensione diaristica e privata: insomma, stavolta il telefonino si è trasformato da “giochino” goliardico a strumento didattico e di ricerca.

“Quello di Vedozero è un progetto fuori dagli schemi – spiega Andrea Caccia, regista del lungometraggio – che fa perno su uno strumento tanto famigliare per gli adolescenti quanto insolito per il mondo del cinema, col quale rendere protagonisti tutti gli studenti coinvolti, annullando così rapporti e gerarchie di classe. Con risultati sorprendenti: ragazzi apparentemente schivi e disinteressati hanno prodotto materiale incredibilmente ricco di spunti e sfumature contrastanti. In Vedozero l’intreccio narrativo cede il passo alla diversità dei punti di vista caratterizzati da forti contrapposizioni, momenti intimi e pause poetiche, lasciando al pubblico un ritratto sfuggente degli adolescenti fatto di mille punti interrogativi”.

Grazie ai telefonini infatti, la telecamera in Vedozero diventa una sorta di specchio elettronico che, per sei mesi, ha consentito di raccogliere confessioni, eccessi, solitudine e soprattutto la realtà quotidiana: un vero e proprio cine-blog che permette, appunto, di ricominciare a “vedere da zero” tanto ai protagonisti, quanto agli spettatori, il ritratto inconsueto e senza filtri della generazione Facebook. Un “diario digitale” che fotografa la realtà, a volte estremamente cruda e a tratti buffa, sia nel linguaggio che nei contenuti, passando dal consumo di gelato al consumo di droga, dall’amore al sesso, dalla scuola alla famiglia all’amicizia.

Come per il progetto di Ridley Scott, il ruolo del regista diventa quindi, quello di accompagnare i ragazzi nei loro percorsi di narrazione e, alla fine, di raccogliere il materiale (4 mila minuti di riprese realizzate in sei mesi) e, con perizia certosina, cucire, un grande mosaico di immagini: il più grande film collettivo indipendente di sempre.

Il film, si snoda attraverso le vicende parallele di diversi ragazzi, che raccontano la propria quotidianità: il “rumorista” che si dedica alla Beatbox, tecnica made in Usa capace di riprodurre ogni genere di base musicale elettronica con la bocca e che mette in scena le sue perfomance, una ragazza alle prese con i suoi problemi famigliari, e che mostra le difficoltà a rapportarsi al padre, un’altra ragazza che, invece, si innamora di un ragazzo “difficile”. Insomma, “appunti sparsi”, “emozioni gridate e sussurrate”, momenti intimi e sfumature poetiche: non il classico intreccio narrativo, ma tanti punti di vista che compongono il puzzle spesso confuso tipico dell’età adolescenziale lasciando al pubblico una propria interpretazione personale.

Coglie il suo carattere innovativo Gianni Canova: “Vedozero è davvero e soprattutto un film nuovo e innovativo dal punto di vista registico, produttivo, tecnologico e anche educativo. – afferma il critico cinematografico – Da questi film esce il ritratto di un’Italia che mostra ciò che in televisione non si vede e che può sentire solo chi ha il coraggio di guardare in faccia le persone”.

Per Saverio Costanzo “La prima sensazione è di spaesamento, come se la macchina da presa fosse un vero e proprio occhio. Qualsiasi altro mezzo tra i ragazzi e le loro storie non sarebbe stato così consono. È un lavoro molto impressionista e se parliamo di innovazione e senso del cinema, quello dello spaesamento è un valore assoluto.”

Oltre a Vedozero, Andrea Caccia presenterà in occasione delle giornate degli autori del prossimo festival di Venezia “La vita al tempo della morte”, documentario creativo con taglio autobiografico, co-prodotto in partnership sempre con Roadmovie, casa di produzione milanese . nata 7 anni fa, che ha al suo attivo produzioni e co-produzioni televisive e cinematografiche indipendenti nazionali e internazionali.

Vedozero uscirà inizialmente presso le sale del Cinema Palestrina di Milano a partire dal 17 settembre e a seguire presso il cinema Mexico di Milano e altre sale in Italia. Per avere maggiori informazioni su date e sale cinematografiche, il calendario aggiornato sarà disponibile sul sito: www.vedozero.it

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