Breve storia della videoregistrazione dagli albori al VHS

Chi ricorda le mitiche VHS, che ci hanno regalato ore ed ore di divertimento…… ormai ahnche loro ci hanno lasciato ma non le dimenticheremo mai.

Il Video Home System, meglio noto come VHS, è un sistema di registrazione video standard sviluppatosi negli anni sessanta dalla compagnia giapponese della JVC.

In origine era l’abbreviazione di Vertical Helical Scan (scansione verticale elicoidale) in base alla tecnica utilizzata. Alcune fonti riportano che il nome in origine significava Victor Helical Scan.

Nel 1976 la JVC presenta il suo VHS, Video Home System, (o anche Video Home Service) ma in Italia bisognerà aspettare almeno un anno per vederli in regolare distribuzione. Il VHS era uno standard per la registrazione e la riproduzione di filmati analogici mediante videoregistratore (VCR). È diventato il sistema dominante per la registrazione domestica attraverso una politica commerciale vincente – non certo per la sua qualità iniziale – mettendo finalmente d’accordo decine di produttori e distributori, non solo di apparecchi, ma anche di film in videocassetta. Il fenomeno, del tutto nuovo nel panorama mondiale dei media, avrà la portata di una significativa rivoluzione.

Leggenda e storia si mescolano attorno al popolarissimo VHS. Secondo voci credibili, il sistema VHS viene inizialmente sviluppato da SONY in contemporanea con l’U-matic all’inizio degli anni ’70. Poi ne ritarda l’uscita, prima per testare le potenzialità del mercato professionale, poi sviluppando il Betamax, indubbiamente più interessante. Sembra che, per recuperare una parte degli investimenti sostenuti in ricerca e sperimentazione, SONY abbia ceduto alla JVC la propria quota di brevetti, fondamentali per portare a compimento la realizzazione del VHS. JVC, per favorire la conquista del mercato mondiale e l’affermazione del proprio sistema, a sua volta cede la licenza di fabbricazione del VHS a un ampio numero di altri costruttori asiatici. Se il primo effetto è quello di perdere una quota di mercato, favorendo i concorrenti, ben presto la diffusione di videoregistratori a basso costo consente al VHS di diventare il sistema dominante del mercato, relegando l’ottimo, ma costoso, Betamax a una distribuzione di elite, da cui ben presto, in Europa, scompariranno anche le cassette preregistrate con i film.

Il VHS ha cassette fino a 180’ con nastro standard, fino a 240’ con nastro sottile e per un breve periodo è stato prodotto da BASF anche un nastro da 300’ (cinque ore) ultra-sottile, ma un po’ troppo delicato e fragile. Pertanto, volendo usare ancora il VHS per archiviazione di film o qualsiasi altra registrazione, è raccomandabile non superare la misura di 180’, per avere un nastro di adeguata consistenza. Per finire con il VHS, a partire dal 1982 JVC lancia con Panasonic il VHS-C, dove C sta per Compakt, una geniale cassetta grande un terzo del VHS, ma perfettamente compatibile. È infatti sufficiente inserirla in un apposito adattatore per poter vedere e registrare la cassettina in un comune apparecchio VHS. Il vantaggio sta nella possibilità di costruire minuscoli lettori adatti ai rappresentanti di commercio, per far circolare presentazioni audiovisive in abbinamento con piccoli monitor. E subito dopo, dal 1984, inizia a costruire camcorder compatti (videocamere) con capacità di registrare 20’ in NTSC e 30’ in PAL. (Rispettivamente 30 e 45 con nastro sottile).

Breve storia della videoregistrazione dagli albori al VHS

Già dalla fine degli anni sessanta esistevano i grossi registratori a bobina, prodotti soprattutto dalla Ampex per l’industria televisiva. Successivamente arrivò l’U-matic, prodotto dalla Sony, il primo sistema che sostituiva le ingombranti e scomode bobine con le prime cassette compatte contenenti un nastro da 3/4 di pollice: orientato al mercato professionale e industriale, il sistema era molto più pratico delle macchine da studio, ma qualitativamente inferiore e comunque troppo costoso per un uso domestico. Nel 1972 la Philips introdusse in Gran Bretagna l’N1500, in un certo senso l’antenato dei sistemi di videoregistrazione domestica che però soffriva proprio il fatto di essere un pioniere con diverse problematiche legate soprattutto alla scarsa durata delle proprie cassette (30 min circa); ne servivano da 2 a 4 per registrare un unico film. Il 1º giugno 1975 la Sony lanciò sul mercato giapponese i primi due modelli di Betamax, il lettore SL-6300 e la console LV-180; il betamax era un formato video migliore del VHS ma per questo molto più costoso, per questa ed altre ragioni non suscitò mai grande successo.
I problemi sorti per soddisfare le nuove esigenze

Finché la videoregistrazione serviva solo agli operatori del settore, la priorità era stata la qualità d’immagine, sacrificabile nel mercato domestico a fronte di un incremento della durata della registrazione e, soprattutto, necessaria per un consistente abbattimento dei costi. Era necessario che le videocassette potessero durare almeno due ore, che fossero relativamente economiche e che la qualità del segnale restasse tutto sommato accettabile.
Il lancio sul mercato e il duro scontro con il concorrente

Nel 1976 arrivò il VHS della JVC, apparentemente simile, ma in realtà molto diverso dal Betamax. Era inferiore in tutto, dalla compattezza delle cassette, alla qualità, tranne che per la durata della registrazione che risultava superiore arrivando fino a 4 ore. A differenza di Sony, JVC cercò altri alleati, sia tra i produttori, sia tra le case cinematografiche, e questo contribuì a mantenere i prezzi dei prodotti VHS più bassi rispetto al concorrente. Dato che a quei tempi i negozi di videonoleggio noleggiavano anche i lettori, questi si orientarono verso lo standard di JVC che consentiva di acquistare interi stock di prodotti a un prezzo ridotto, aumentandone i margini di profitto, e questo ha innescato una spirale: i negozianti acquistavano i lettori VHS, di conseguenza richiedevano film in VHS e le case cinematografiche “sfornavano” film in VHS. Chi doveva comprarsi un videoregistratore era quindi spinto all’acquisto della seconda tecnologia, che, seppur inferiore, garantiva una maggiore compatibilità con i prodotti in commercio.
Un noto modello di videoregistratore della Sony

Nel 1976 la Disney e gli Universal Studios intentarono una causa contro Sony, che avrebbe “istigato”, con i propri prodotti, i consumatori alla pirateria. Il caso ha voluto che in quell’anno il VHS non fosse ancora sul mercato, tenendolo quindi fuori dalla disputa. Nel 1984 la Sony vinse l’ultimo grado di giudizio, ma ormai i danni d’immagine subiti erano quasi irreparabili; già alla fine del 1978 la quota di mercato della Sony era scesa al 19% mentre quella del concorrente era al 36%.

Nel 1980 la Philips provò a entrare nel settore con il suo Video2000, che, seppure tecnicamente all’avanguardia, venne abbandonato nel 1986 per non essere riuscito a conquistare nessuna fetta significativa del mercato.
Alcune migliorie giunte in un secondo momento: HQ e HI-FI

Negli anni ottanta i videoregistratori a VHS diventarono stereo potendo così registrare un audio di migliore qualità mantenendo la compatibilità con le vecchie cassete monofoniche. Nel 1985 JVC introdusse le specifiche VHS-HQ (High Quality) che prevedevano una serie di miglioramenti nella qualità d’immagine grazie a circuiti di riduzione del rumore di fondo dell’immagine e miglioramento del contrasto e della definizione. Molti produttori si opposero a queste specifiche per via dei costi. Alla fine JVC deliberò che, per poter ultilizzare il marchio VHS HQ era obbligatorio utilizzare il circuito “white clip extension” più uno degli altri miglioramenti a scelta. Alcuni prodotti di punta utilizzavano comunque tutte le migliorie previste dal nuovo standard e oggi potremmo definirli “FULL VHS-HQ”. Sempre nel 1985 JVC introdusse grandi miglioramenti sul fronte audio grazie ad un sofisticato circuito di riduzione del rumore targato Dolby. La qualità audio era molto simile al CD, infatti molti incominciarono ad utilizzare i videoregistratori VHS HQ Hi-Fi per registrazioni audio. Negli anni novanta venne introdotta la modalità LP(long play) che permetteva, dimezzando la velocità del nastro, di raddoppiare la durata di registrazione, seppur con un notevole decremento della qualità audio/video della registrazione finale. Venne pure introdotta la modalità EP (extended play), identica all’LP ma ancora più accentuata, in grado di registrare fino a 6 ore su un nastro da 120 minuti.

Sul finire degli anni 90 l’introduzione nel mercato dei DVD ha sensibilmente ridotto la fetta di mercato del VHS, infatti oggi non vengono più vendute VHS preregistrate di film usciti al cinema e diventa sempre più difficile trovare in vendita dei nuovi modelli di VCR nei supermercati. Nel Settembre del 2011 sarà ufficialmente cessata la produzione di VHS e di VCR, è sarà così mandato in pensione anche questo mezzo di comunicazione analogica che ha conosciuto una generazione di persone, ormai surclassato dai supporti digitali di qualità migliore e prezzi di produzione minori (DVD, Blu-ray Disc e HD-DVD).

Fonte Wikipedia

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