Lhc e la sinfonia subnucleare: il viaggio ha inizio da Ginevra il 10 settembre


Al centro del Big Bang: al via il più grande e complesso esperimento di fisica al mondo con l’acceleratore subnucleare europeo Large Hadron Collider. In diretta “live webcast”. Lhc farà collidere raggi di particelle con energie dell’ordine dei 5 TeV.Fiat lux, Lhc! L’attesa è finita al Cern di Ginevra (patria di Internet e della collaborazione scientifica mondiale) e nel resto del mondo. E’ cominciato il conto alla rovescia per il Large Hadron Collider (Lhc). Se ne parlerà molto presto anche al “Galileium”, la Città della Scienza di Teramo, con una mostra ad hoc.

Stiamo per viaggiare davvero indietro nel tempo, all’istante e nel luogo della “Creazione dell’Universo” avvenuta proprio intorno a noi, ovunque, qualcosa come 14 miliardi di anni fa. Tra i fisici, gli ingegneri e i tecnici nucleari di 80 nazioni al mondo e per tutti coloro che amano capire i segreti del mondo in cui vivono, il 10 settembre 2008 sarà certamente ricordato come il giorno più bello della vita. Il più grande e complesso acceleratore di particelle della Terra, il Large Hadron Collider, dopo più di 20 anni di studi e progettazione, verrà messo in opera (è la “prima luce”) e raggiungerà presto la sua massima potenza. Chissà se altre intelligenze nella Galassia si accorgeranno dell’esperienza qui sulla Terra, magari optando una visita. Qui finisce la fantascienza e comincia la scienza. Tutto quello che è stato romanzato e scritto in questi anni su presunti pericoli per la vita sulla Terra, sulla fantomatica “particella di Dio”, sulla possibile creazione di buchi neri, di inghiottitoi interstellari, di “stargate” ed altre diavolerie, è chiaramente frutto di fervida fantasia. E, diciamolo, se Hollywood metterà una pezza alle imprecisioni contenute nel romanzo “Angeli e Demoni” di Dan Brown, ben venga la megaproduzione cinematografica!
Risulta, invece, chiaro, evidente ed autentico che 100 metri sotto la città di Ginevra, il secondo e definitivo test preliminare di Lhc del 25 agosto scorso, ha funzionato alla grande. Tutto è “ok”. Ci siamo. Un primo pacchetto di particelle elementari ha “illuminato” i circuiti esattamente come, quando e quanto previsto dai fisici, sincronizzando tutti i sistemi di Lhc.

“Nel 1929 Robert Van de Graaff – ricorda il dott. Andrea Vacchi sulla rivista scientifica Asimmetrie dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), numero di Aprile 2008 – costruì una macchina per accelerare particelle. Poco dopo Ernest Lawrence inventò il ciclotrone, il primo acceleratore di particelle capace di raggiungere alte energie. Fu chiaro immediatamente che queste macchine acceleranti avevano un grande potenziale nello sviluppo di applicazioni mediche e industriali. Lawrence ne fu un pioniere impiegando le radiazioni per combattere il cancro. Oggi, quasi ottanta anni dopo, più di 15.000 acceleratori in uso nel mondo danno un contributo essenziale al nostro benessere e a tanti prodotti importanti nella vita quotidiana. Più del 97% di questi acceleratori sono impiegati in molti settori applicativi, mentre alcune centinaia vengono usati per la ricerca scientifica.

Gli acceleratori possono essere così piccoli da stare su un tavolo ma anche lunghi decine di chilometri. Possono essere lineari o circolari, produrre fasci continui o pulsati e utilizzano diverse tecnologie per accelerare i fasci di ioni. Un acceleratore di particelle permette di raggiungere energie utili ad analizzare la struttura intima della materia. In queste macchine le particelle elettricamente cariche come elettroni o protoni sono accelerate e acquistano una grande energia. Lanciate a una velocità prossima a quella della luce verso un bersaglio entrano in collisione. I fisici possono studiare nuove particelle e le leggi che ne regolano il comportamento ponendo ai propri strumenti e acceleratori obiettivi ambiziosi, di precisione e qualità delle misure. Se l’uso di tecnologie nuove, costantemente aggiornate e migliorate, è una necessità per i risultati immediati della ricerca, queste portano anche un’onda lunga di ricadute e applicazioni utili nei campi più diversi”.

Protoni ed anti-protoni in Lhc se le daranno di santa ragione, si “ricorreranno” e si “scontreranno”, costretti a viaggiare in direzioni opposte quasi alla velocità della luce, per poi disintegrasi in un lampo infinitesimale di luce altamente energica. Tutto questo all’interno del Large Hadron Collider (Lhc). Si produrranno, allora, nuove particelle elementari, altre dimensioni nascoste e “impacchettate”, altre “finestre” sull’Universo e nei Multiversi? E’ quello che sperano i fisici. Ma, niente paura. Il 10 settembre ne vedremo comunque delle belle in diretta televisiva e web, direttamente dal sito del Cern di Ginevra. Lhc è il più potente al mondo, avendo vinto la sfida tecnologica su un analogo acceleratore che avrebbe dovuto sorgere negli Usa, perché produce raggi di particelle sette volte più energetici di ogni altra macchina, in campi elettromagnetici 30 volte più intensi. Collocato in un tunnel di 27 chilometri, 100 metri sotto Ginevra, è realizzato con tecnologie italiane che solo 30 anni fa sarebbe stato impossibile concepire. Lhc è unico, somiglia solo a se stesso, perché è un prototipo: 1.600 magneti superconduttori e interdipendenti, con proprie celle energetiche, confineranno il fascio di particelle elementari in un circuito automobilistico spettacolarmente sottile, assicurando al tempo stesso la corrente elettrica in tutti i circuiti degli otto settori di cui si compone. Lhc lavorerà all’unisono in una “sinfonia subnucleare” davvero unica nell’Universo, che risuonerà ovunque. Dalla fine di luglio 2008, tutti gli otto settori di Lhc lavorano alla temperatura di 1,9 gradi sopra lo zero assoluto (-271° C). Il processo di sincronizzazione di Lhc con il Super Proton Sincrotrone (SPS), vera e propria fabbrica di materia ed antimateria, è necessario per garantire il passaggio delle particelle prima di essere iniettate nella macchina Lhc. In un tempo dell’ordine di una frazione di un nanosecondo. La prima fase si è svolta il 9 agosto scorso, la seconda il giorno 25.

I test hanno accertato che l’intera macchina funziona ed è pronta ad accelerare e a far collidere i raggi di particelle con energie dell’ordine dei 5 TeV per raggio. Lhc vedrà la “prima luce”il 10 settembre 2008 quando al suo interno inizieranno a viaggiare energie dell’ordine dei 450 GeV (0.45 TeV). Una volta stabilito il corretto e stabile assetto dei raggi, avverrà lo scontro di particelle e il passo finale sarà la produzione di impatti con energia di 5 TeV, per la presa dei dati che letteralmente spalancheranno ai fisici la “nuova frontiera” dell’era subnucleare. Le cui applicazioni tecnologiche supereranno un giorno anche le aspettative più rosee della scienza medica.

Il Cern assicurerà a tutti i giornalisti accreditati ed alle principali testate mondiali, la copertura informativa e divulgativa: le più importanti collisioni di particelle in Lhc potrebbero segnare l’inizio di una nuova era. L’evento del 10 settembre sarà trasmesso in diretta via Internet dal sito: http://webcast.cern.ch, e diffuso attraverso tutti i network europei. L’accesso sotterraneo ad Lhc non potrà essere garantito ai media che tuttavia potranno utilizzare il “media center” del Cern per conoscere dal vivo Lhc e tutti gli altri esperimenti in atto. Le Città della Scienza, i programmi divulgativi delle Tv di Stato, i giornali, le riviste, i nuovi media, saranno chiamati ad offrire la massima copertura informativa su Lhc che è un esperimento pubblico mondiale. Per maggiori informazioni e per le procedure di accreditamento, è possibile visitare il sito: http://www.cern.ch/lhc-first-beam.

Fonte: ilquotidiano.it

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