La prima mappa galattica dettagliata

Quanto è grande la nostra galassia?
Si fa presto a dare i numeri, non sono grandezze alla nostra portata, riusciamo a rendercene conto con estrema difficoltà, anche adesso che abbiamo un valido e nuovo strumento, l’atlante galattico più dettagliato ed esteso che sia mai stato realizzato: una striscia di 95 gradi quadrati di mappa, srotolati sul piano galattico, 40 gradi di lunghezza per 2 di altezza, circa quattro volte l’altezza della Luna. La cura del dettaglio ha permesso di identificare migliaia di agglomerati di polvere cosmica densa e fredda finora sconosciuti, luoghi che potrebbero essere fucina di nuove stelle. Un’immagine della parte centrale della nostra galassia con una risoluzione del genere non era mai stata ottenuta.

La bellezza del particolare – Ma quali particolari finora sconosciuti sono emersi? I ricercatori hanno potuto analizzare molto più in dettaglio cosa c’è e cosa si agita nella regione nota come Sagittarius B2, la densa e attiva nube di gas che sta al centro della nostra galassia, la Via Lattea, e che si pensa sia alimentata da un buco nero supermassiccio; non solo, ma sono emersi particolari anche della fascia di espansione che la circonda RCW 120, e dalla regione di materia interstellare più esterna, la cui attività sembra sia legata alla formazione di nuove stelle, esplosioni di supernove e venti stellari.

Il lungo lavoro di APEX – Immagini suggestive di strutture irregolari e filamentose, di nubi di polvere dalle dimensioni di qualche anno luce, agglomerati di polvere cosmica con masse che possono arrivare fino a migliaia di volte quella del sole: sono quanto ha permesso di vedere l’Apex Telescope Large Area Survey of the Galaxy (ATLASGAL), il nome della nuova mappa galattica, immagini che hanno lasciato senza parole gli stessi ricercatori. Si tratta del risultato di un lungo e paziente lavoro portato avanti grazie ad APEX (Atacama Pathfinder Experiment), il telescopio dell’ESO (European Southern Observatory), situato a 5.100 metri sull’altopiano di Chajnantor nelle Ande cilene. Un telescopio dotato di uno strumento capace di fare osservazioni a lunghezze d’onda submillimetriche, da 0,2 a 1,5 millimetri.
Osservazioni che richiedono condizioni atmosferiche tali che solo nella regione secca del deserto dell’Atacama si possono trovare. Solo con questi strumenti, gli astronomi riescono a rilevare gas come l’idrogeno o accumuli di polvere interstellare nelle profondità cosmiche, particolari impossibili da osservare nel visibile.

Il futuro di ATLASGAL Il progetto, anche se ha raggiunto un traguardo importante, in realtà, è solo all’inizio; nei prossimi anni, ulteriori ampliamenti renderanno la mappa ancora più grande e dettagliata; arriverà a coprire tutto il piano galattico osservabile dall’altopiano cileno. Ma soprattutto, come sperano i ricercatori, sarà il punto di partenza per il nuovo ambizioso progetto internazionale, ALMA, il più grande radiotelescopio mai costruito, che sarà realizzato nella stessa regione entro il 2012, senza considerare che sarà uno supporto fondamentale per il lavoro di Herschel, il nuovo telescopio spaziale appena lanciato dall’Esa.

Lascia un commento