Second Life….pochi avatar…poche “persone”

Sembrava l’alba di un nuovo mondo, Second Life. Sembrava che per internet stesse arrivando un’ondata di entusiasmo come alla fine degli anni Novanta, quando gli investitori si lanciavano sul web con capitali e personale, anche se con le idee un po’ confuse. Sembrava una nuova rivoluzione culturale, che richiamava titoli su giornali e riviste, oltre che libri a non finire. E invece. La bolla è scoppiata: sono quasi quindici milioni gli iscritti in tutto il mondo, ma solo 460 mila quelli che si sono connessi almeno una volta nell’ultima settimana. E soprattutto aumentano le aziende che chiudono le sedi aperte appena qualche mese fa con grande dispiego di comunicati stampa: in silenzio però, perché ormai Second Life non fa più notizia.

E’ stata prima una curiosità, poi un’opportunità economica e un mezzo per acquistare visibilità. Infine, dopo qualche scandalo amplificato più o meno ad arte, sul mondo inventato nei Linden Labs è sceso il silenzio.

Rifarsi una vita
Le premesse erano entusiasmanti: dimenticare le miserie della vita di ogni giorno e inventarsene un’altra dove essere realmente ciò che si è: alti, belli, ricchi, indipendenti. Cambiando sesso ed età come si cambia abito, immaginandosi una biografia tutta nuova, a partire dal nome. Che poi non è il proprio, ma quello dell’avatar, l’alter ego digitale con cui gli iscritti di Second Life interagiscono fra loro.

Dalla nascita, il 23 giugno 2003, l’economia di Second Life è stata in costante crescita, e in parecchi hanno lasciato un lavoro reale per dedicarsi agli affari virtuali. Vendendo di tutto, dal tatuaggio personalizzato alle isole private, dai biglietti per i concerti alle parti del corpo. E sono molte le agenzie di escort, che propongono compagnia per la vita virtuale o reale: si può vivere una notte di passione tra i pixel con un’avatar focosa, ma anche chiederle di vedersi al bar all’angolo per un incontro in carne ed ossa.

L’economia
Presto sono arrivate le aziende, prima quelle legate al mondo dell’informatica e dei videogames, poi tutte le altre: dalla Reuters, che ha aperto un ufficio di corrispondenza, all’italiana Gabetti, cui si deve una delle prime agenzie immobiliari di Second Life. Senza dire dei concerti virtuali, dei lanci di nuovi prodotti, delle vetrine di lusso: lo scorso anno anche Armani ha aperto una filiale del suo Emporio. Spuntano addirittura diverse linee aeree, un vero controsenso visto che in Second Life basta un bottone per teletrasportarsi da una parte all’altra.

E’ il segno che il virtuale è di moda, proprio come i siti web qualche anno fa. Ma la strategia di media e agenzie di marketing è timida e incerta, e si limita a concepire gli eventi virtuali come la semplice copia di quelli reali: per presentare Windows Vista, ad esempio, Microsoft allestisce degli spazi in varie isole, ma tutto quello che si vede è un megaschermo che proietta un filmato e qualche avatar-comparsa che assiste.

La politica
Ségolène Royale aveva aperto il suo comitato elettorale su Second Life, dove supporter reali e virtuali potevano incontrarsi e discutere; era lei stessa a dare il benvenuto con un messaggio video, auspicando un dibattito costruttivo e rispettoso delle reciproche opinioni. Second Life non l’ha aiutata nella corsa all’Eliseo, ma anche a Le Pen non è andata granché bene: attaccato da «bombe maiali», ha dovuto rinunciare ad un comizio.
In Italia Antonio Di Pietro, dopo il blog e il sito web, ha affittato su Second Life un’isola e un edificio in stile giapponese; conferenza di presentazione, titoli su tutti i giornali, e poi nulla, a parte una misera bandierina con lo stemma dell’Italia dei Valori.

Dall’altro lato, quello dell’antipolitica, anche da Beppe Grillo non è che ci sia un grande affollamento, anzi nel pomeriggio di ieri il faccione immobile dell’ex comico riempiva gli schermi virtuali sulla piazza deserta. Non è solo colpa della domenica estiva: la politica si sposta altrove, ad esempio su Facebook (Di Pietro è arrivato anche qui), al massimo nei forum dei vari partiti, ma su Second Life non decolla. Gli avatar sono sospettosi, e spesso intuiscono che a gestire la presenza di politici e notabili siano in realtà giovani segretari appassionati di mondi virtuali e giochi di ruolo, come spesso accade.

Addio al business
«Non posso dire che le mie vendite su Second Life vadano peggio del solito, ma solo perché non sono mai decollate davvero». Harper Ganesvoort è sarcastico: vende quadri, ma in quattro mesi ha concluso solo sei transazioni, per un totale di pochi dollari (veri). Non è questo che raccontano le statistiche ufficiali: quasi venti milioni di compravendite nel solo mese di luglio, salvo scoprire che, di queste, oltre 18 milioni sono inferiori ai 500 Lindendollari (meno di due dollari reali).

Second Life non cresce più, e deve pure fare i conti con l’abbandono del presidente Philip Rosedale e di Cory Ondrejka, uno dei programmatori che l’hanno ideata. La loro invenzione non morirà, e anzi i micro-mondi virtuali si stanno moltiplicando (quello di Sony è online da qualche mese). Ma non si è avverato il loro sogno di navigare in internet e interagire con gli altri attraverso il computer come accade nel mondo reale: sono milioni gli iscritti che hanno passato pochi minuti in Second Life e poi l’hanno abbandonata per sempre, scoraggiati dalla difficoltà nel controllare i movimenti, dalla lentezza esasperante, dalla necessità di computer potenti e programmi sempre aggiornati. Così la seconda vita, oggi, è uno sterminato cimitero. Di avatar.

5 commenti su “Second Life….pochi avatar…poche “persone””

  1. Non che abbia qualcosa da dire, solo volevo esprimere apprezzamento per questo post 🙂

    Fose Second Life ridimensionata diventerà un social network più autentico, di quelli che ci mettono un po’ d’impegno…

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  2. Ho letto tanto sull’argomento e mi è sembrata una bufala dall’inizio. Non abbiamo più il tempo di viverci una vita reale e dovremmo raddoppiarci per costruirci una vita virtuale?
    Sicuramente l’hanno pensata un gruppo di psicologi: chissà quanti clienti in più se avesse funzionato! Internet serve per migliorarci questa, di vita!
    Vabbè che c’è stato chi ha creduto anche ai bond parmalat, ma c’è un limite a tutto….
    Ciao creduloni

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  3. Condivido la sostanza del commento di Pier Paolo. Per me, la cosa è sempre stata una macabra follìa, un’idiozia che è miseramente fallita come tutte le altre idiozie.

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  4. Prima di criticare qualcosa, provatela. Non basta leggere qualcosa, come dice Pier Paolo. Nell’articolo ci sono falsità e cose vere.Vero che le grandi aziende lo stanno lasciando( ma mi sa che era tutto preventivato..) Falso che sia un cimitero di avatar..gli utenti attivi sono sempre in aumento; chi usa questa applicazione lo sa benissimo. Continuano ad arrivare parecchie organizzazioni che scommettono sul mezzo( università, enti no profit ecc.) Insomma prima di criticare..provate.

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  5. Sono un utente di Second Life, di quelli che lo frequentano quando hanno tempo e voglia di farsi un viaggio virtuale in qualche nuovo posto o conoscere qualche nuovo amico.
    Non so bene dove sia tutto questo cimitero di avatar. Dipende dai posti in cui si capita. In ogni caso come anche nella vita reale quando si crea qualcosa bisogna poi farla vivere; non basta inventare o ricreare virtualmente un luogo se poi nessuno se ne occupa. Ho visitato la land dell’Università di Torino, ad esempio, e non c’era un cane presente a dare un’informazione o accogliere magari i nuovi arrivati. In questo senso Second Life non ha motivo d’esistere. E’ fuori dubbio che per accedere a questo mondo i requisiti di sistema debbano essere abbastanza aggiornati: parliamo di realtà 3d con una grafica molto sofisticata e che permette l’interazione tra utenti tramite anche l’impiego di audio e video. Il potenziale multimediale è quindi molto elevato.
    Insomma ognuno può utilizzare questa vita digitale come più gli aggrada: esplorando nuovi posti e dando semplicemente un’occhiata in giro, alla ricerca di nuovi amici e amori, inventandosi imprenditori o solo consumatori, provando ad esprimere la propria creatività creando oggetti o avatar. Non mi pare poco e complimenti a tutti i programmatori e grafici che lavorano per quel mondo.

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